Continua a rimanere fortemente critica la posizione dell’Associazione italiana editori (Aie) rispetto al decreto che ha modificato il regime delle tariffe agevolate per la spedizione di libri: proprio la spedizione di libri attraverso pacchi postali ha costituito da sempre una fondamentale opportunità per diffondere i prodotti editoriali, ma «Il decreto del Ministero dello sviluppo – si legge in una nota dell’Aie – esclude inspiegabilmente forme di agevolazione per tali prodotti».
Il presidente dell’Associazione Italiana Editori Marco Polillo dopo la firma del decreto che istituisce le tariffe agevolate postali per l’editoria ribadisce che «Al centro dello scontro resta il fatto che nel provvedimento si sia “dimenticata” tutta la parte dei pacchi contenenti libri, fondamentali per gli editori di libri e per i quali l’abolizione delle tariffe agevolate ha comportato rincari del 600%».
«Continuiamo ad essere allibiti – ha proseguito Polillo – del fatto che non si voglia risolvere in toto il problema. Dallo scorso aprile l’invio di ogni pacco contenente libri è passato da 1 a 7 euro. E’ inevitabile che le ricadute siano pesanti, non solo in termini economici per la vita delle case editrici, ma anche sul piano culturale per tutto il Paese, visto che a seguito dello sproporzionato aumento l’invio di libri in Italia è drasticamente crollato».
«Qui è in gioco non sono l’economia del mondo del libro, ma anche la diffusione della lettura e della cultura del nostro Paese: assistiamo alla firma di questo testo che risolve solo parte del problema malgrado esplicite rassicurazioni da parte del Governo (Ministro dello Sviluppo e Presidenza del Consiglio) che l’accordo avrebbe riguardato tutti i settori coinvolti. L’aspetto paradossale dell’intera vicenda – ha concluso Polillo – è che nel corso delle riunioni con Poste Italiane avevamo trovato una intesa anche per i pacchi: evidentemente poi qualcuno ha cambiato idea unilateralmente. Ci auguriamo ora che con la mediazione del Governo si risolva davvero la parte per noi principale del problema. Come categoria non ci possiamo più permettere ritardi».